Forse inaspettata nelle proporzioni, sicuramente temuta ma mai sottovalutata. Una sconfitta che ci sconcerta e ci amareggia profondamente. Eravamo del parere che i nostri concittadini avessero apprezzato il lavoro e l’impegno profusi in 5 anni, con risultati che, seppure con alcuni errori di percorso, sono sotto gli occhi di tutti e che testimoniamo di un Paese che avanza nell’economia, nell’occupazione e in tutti i settori del sociale. Un operato serio, condotto da persone responsabili, mirato a gettare le basi per la modernizzazione del Paese, finalizzata alla crescita e all’occupazione, a rivitalizzare le enormi potenzialità tecnologiche e umane e a consolidare il ruolo dell’Italia in chiave internazionale.

Avevamo creduto che prospettare obiettivi realizzabili, alla portata del Paese, fosse una esigenza condivisa, senza dover ricorrere a promesse fantasiose e talvolta strumentali, se non puramente utopiche, di certo rischiose per un Paese economicamente e strutturalmente fragile come il nostro. Piccoli ma continui passi in avanti, sempre con i piedi ben saldi, correggendo quando necessario e puntellando via via per dare stabilità ai risultati, sempre mirando a rafforzare il processo di crescita, avviato con fatica.

Ci siamo sbagliati. E la colpa è sicuramente nostra. Facciamo ammenda verso tutti coloro che non ci hanno concesso fiducia, che non hanno apprezzato quanto fatto, che non hanno creduto nei nostri propositi, che si aspettavamo qualcosa di diverso, di meglio, di più, che non hanno condiviso i nostri obiettivi e che ci hanno voltato le spalle, delusi.

Il Pd andrà avanti con il sostegno di coloro che credono ancora in questo partito, che si contano a milioni, fieri della sua storia e fermamente convinti in una sua rinascita. Sarà necessario voltare pagina, fare una seria autocritica, l’ennesima mi viene da dire, per ripartire con contenuti nuovi ma soprattutto con un’ottica nuova e una rinnovata attenzione e sensibilità alle esigenze dei giovani, dei pensionati, ai bisogni delle classi socialmente più deboli, alla integrazione culturale, a coloro che vivono o rischiano di vivere ai margini, alle nuove realtà che si profilano, alla giustizia sociale, ai diritti e ai doveri di ciascun cittadino, alla qualità della vita e infine al futuro dei nostri figli.

E non si tratta di semplice retorica. Seppure il Pd si sia fatto carico di gran parte delle tematiche di cui sopra, dobbiamo essere umili nell’ammettere di non aver saputo cogliere i dettagli, le tempistiche, di non essere stati in grado di percepire molti dei bisogni primordiali, di non avere restituito speranza a coloro che la stavano perdendo, di non avere interpretato il malcontento latente, di non avere prevenuto la disaffezione e l’insoddisfazione crescenti, e forse di

esserci occupati troppo dei problemi al nostro interno allentando il legame con l’esterno e perdendo così la percezione dei problemi concreti. Altri hanno saputo fare meglio di noi e sono stati premiati.

Dobbiamo ripartire da qui, dalla consapevolezza che gli Italiani sanno bene quali sono i loro bisogni, le priorità. Sta a noi instaurare un dialogo nuovo, o riprenderne uno interrotto troppo tempo fa, con la propensione a volere ascoltare la voce di tutti prima di prospettare soluzioni.

Questa è la vocazione della sinistra, la sua naturale propensione a farsi carico dei molti e non dei pochi, la nostra missione, da sempre. Ritrovare in noi questa vitalità è a mio giudizio la chiave per uscire dal pantano, superare di slancio la china, guardare al futuro con ottimismo. Serve umiltà, coesione e lavoro per riavvicinare le persone e farci partecipi delle loro problematiche, per recuperare presenza nel territorio, soprattutto al Sud, per restituire credibilità al nostro progetto e riconquistare in questo modo il consenso della maggioranza degli Italiani.

Armando Lanaro

Segretario PD Ginevra