Comunicato stampa PD Svizzera

L’ennesimo fine settimana elettorale svizzero consegna dei risultati inequivocabili e delle limpide e chiare tendenze che riflettono, da una parte, la difficile fase economica e finanziaria che sta attraversando il paese, dall’altra fanno emergere il pragmatismo che da sempre, nei momenti delle grandi scelte, contraddistingue gli orientamenti del popolo svizzero.

Nella campagna referendaria invernale ha tenuto banco soprattutto l’argomento sulla modifica del tasso di conversione della previdenza professionale del secondo pilastro, che avrebbe continuato ad abbassare gradualmente l’aliquota minima dall’attuale 7% al 6,8% regolato fino al 2014, ad un ulteriore e successivo 6,4% a partire dal 2016, rendendo più magre le future rendite dei pensionandi affiliati alla previdenza obbligatoria, ovvero la maggioranza della popolazione. L’elettorato ha bocciato chiaramente l’abbassamento dell’aliquota di conversione della legge federale sulla previdenza professionale, bloccando un disegno di previdenza restrittivo e  quindi insostenibile. In  tutti i cantoni e stata sconfessata  sonoramente l’indicazione del Consiglio federale e del parlamento: a livello nazionale i «no» hanno prevalso col 72,7%. L’affluenza alle urne è stata del 45,6%. In tutti i cantoni i votanti hanno sostenuto il referendum lanciato da partiti di sinistra, sindacati, organizzazioni di pensionati e consumatori.

Bene hanno fatto le forze sindacali, i partiti di sinistra e le organizzazioni dei consumatori, che hanno avuto ragione, a mettere in discussione il rischio di impoverimento a cui sarebbero andati incontro i futuri pensionati, e con loro i giovani lavoratori che con spirito solidaristico già oggi alimentano le casse della previdenza professionale e tengono in piedi la coesione sociale in un paese dominato dai poteri forti delle società assicurative attive in questo campo e delle banche.

Anche il Partito Democratico in Svizzera, che ha dato il proprio contributo all’affermazione di questo straordinario risultato, ha da sempre sostenuto che facendo leva sulla crescita economica e mantenendo invariata la contrazione progressiva del tasso in atto dal 2005, l’attuale sistema continua ad offrire garanzie sufficienti per sostenere l’erogazione delle rendite a breve e medio fino, almeno fino a quando provati mutamenti reali non renderanno necessario l’intervento di una riforma per rispondere all’allungamento della speranza di vita, argomento intimidatorio usato come uno spauracchio dal consiglio federale e dai gruppi borghesi in tutta la campagna referendaria.

Per quanto riguarda gli altri due quesiti in votazione: E’ stata bocciata chiaramente la proposta di ancorare nella Costituzione federale l’obbligo dei cantoni di istituire un avvocato degli animali, per fronteggiare il maltrattamento e per una migliore protezione giuridica degli animali.  Contrariamente è stata approvata con un’alta percentuale la proposta elaborata dal governo e dal parlamento, di conferire alla Confederazione la competenza di legiferare in materia di ricerca sulle persone viventi, se sussistono rischi potenziali per la dignità e la personalità delle persone coinvolte a condizioni che:  sia salvaguardata la proporzionalità fra rischi e benefici, che ci sia il consenso informato,  che si faccia ricorso a persone prive di discernimento unicamente se non è possibile ottenere i risultati in altro modo, che ci sia l’approvazione da parte di un organo indipendente.

A differenza dei referendum dello scorso mese di novembre, in questa tornata, i quesiti non erano così controversi da dividere l’opinione pubblica, anche perché in alcuni cantoni si sono rinnovate le nuove assemblee di rappresentanza cantonale e locale, che hanno attenuato il dibattito pubblico nazionale.

Segreteria Nazionale PD-Svizzera  Zurigo, 7 marzo 2010