Ginevra 2 maggio 2014

Elezioni Europee maggio 2014

L’aggettivo piu’ ricorrente per descrivere la vittoria del PD alle elezioni europee è “storica”, e per una volta non è la solita esagerazione retorica: un risultato mai raggiunto prima, o raggiunto soltanto da altri e negli anni ’50 del secolo scorso, merita davvero questa definizione.

La vittoria del PD era prevedibile, e prevista: le proposte alternative dei principali partiti in competizione sono state – pur con il massimo rispetto per chi le ha votate – povere nei contenuti, presentate in una maniera che ha spaventato o irritato la maggior parte degli italiani, e offerte da leader appannati e con una credibilità personale discutibile e discussa.

Ma per spiegare le proporzioni storiche della vittoria occorre altro: per la prima volta, il PD sfonda le barriere del suo elettorato di riferimento tradizionale, e realizza la vocazione maggioritaria teorizzata alcuni anni fa ma mai realizzata fino ad ora.

Come nuovo aderente, non ho votato PD soltanto per paura, repulsione o scetticismo verso le alternative: ho votato PD perché credo che oggi sappia, per la prima volta, articolare una visione moderna del Paese, in cui credo e a cui voglio contribuire.

Il PD oggi ha un senso dello Stato, dell’etica e della giustizia sociale che vengono da lontano. Ma il salto dal 25-27% al 40-41% si spiega con la capacità di declinare ideali progressisti in una forma nuova e pragmatica, scevra da un retaggio ideologico e vincoli corporativi che appartengono al passato.
Come italiano residente all’estero ed europeista convinto, ho vissuto queste elezioni in maniera ambivalente: preoccupato da un lato per l’avanzata di populisti e xenofobi in paesi chiave dell’Europa, tra cui quelli dove vivo o dove ho vissuto; ma con un rinnovato senso di fiducia che gli italiani sappiano rialzarsi dopo avere toccato il fondo.

Queste elezioni ci restituiscono un’Italia che puo’ tornare ad essere un Paese che trascina il sogno europeo, e un posto dove il futuro per i nostri figli ha i colori della speranza.

Giogio Cometto