Immigrazione, integrazione e diritto di cittadinanza
Cari amici e compagni,
Durante circa 40 anni di militanza sindacale e politica in Svizzera ho sempre considerato la questione dell’integrazione e dei diritti degli emigrati fondamentale per lo sviluppo armonioso di una società moderna.
Questo non solo perchè sono io stesso un emigrato, ma anche perchè penso sinceramente che un Paese che riesce una buona politica di integrazione dei suoi immigrati rafforza la sua propria democrazia.
Molti emigrati, non sempre facilmente, partecipano alla vita sociale del paese che li ospita. Le forme di questa partecipazione possono essere molteplici : militanza sindacale, attivismo in seno ad associazioni di diverso tipo (ambientalista, asili nido, scuola, urbanistica, religiosa ecc.). Ciò facendo partecipano concretamente alla coesione sociale proponendosi come attori diretti dello sviluppo democratico del Paese. Nello stesso tempo imparano a conoscere il Paese stesso che li ospita, le sue leggi i suoi costumi la sua cultura. È fuori dubbio che questi comportamenti facilitano l’integrazione.
Sono cosciente che il quadro quì sopra descritto non sia sempre realistico in quanto dipende dalla volontà e dall’impegno delle persone immigrate a volere intraprendere questo percorso integrativo. Le difficoltà aumentano senz’altro quando si ha a che fare con comunità di cultura diversa da quella del Paese nel quale risiedono.
È altresi vero che il Paese ospitante deve mettere in atto una vera politica di integrazione, non solo per una questione umanistica ma per il suo stesso interesse.
Durante la conferenza-dibattito promossa dal PD ginevrino nel marzo scorso il Sen. del PD Pietro Marcenaro presidente della commisione del senato per i diritti umani, ci ha esposto la situazione in Italia riguardo al politica di non-integrazione messa in atto dal nostro governo, spiegandoci che il clima nel quale queste questioni sono affrontate è avvelenato dalle posizioni populiste e xenofobe della Lega che impediscono di dibattere serenamente di questi problemi. Ciò nonostante penso che un Partito come il nostro debba continuare a dichiararsi con forza in favore dei diritti degli immigrati e di una vera politica di integrazione.
Il documento espresso dal’Assemble Nazionale del 8/9 ottobre scorso a Varese mi sembra dare buone indicazioni in proposito. Faccio un’eccezione per la proposta del permesso di soggiorno a punti che mi sembra assurda e del tutto inapplicabile. Mi sembra di ricordare che un’idea simile era stata avanzata qualche tempo fà dal ministro Maroni, considero perciò sconvolgente che il nostro Partito la faccia sua, magari con qualche ritocco, proponendosi cosi come gregario della Lega.
Diritto di cittadinanza
È per mè fuori discussione che una legge che proponesse il diritto di voto amministrativo (comune, provincia) agli stranieri con un certo numero di anni (5-8) di permanenza legale in Italia sarebbe sarebbe un atto concreto di volontà di integrazione da parte dello Stato. Su tale proposta mi sembra che il nostro partito si esprima con troppa timidezza, quasi fra i denti, dando così l’impressione di essere succube involontario della propoaganda populista e anti straniero. Devo dire che mi provoca un certo imbarazzo sentire Gianfranco Fini fare questa proposta. Il PD svizzero dovrebbe farsi promotore di un’iniziativa forte in questo senso da indirizzare alla segreteria nazionale del Partito tramite i nostri elettti e la segreteria del PD-Italiani nel Mondo.
Molti di noi emigrati in Svizzera ci siamo battuti per ottenere questo diritto, in alcuni cantoni ci siamo riusciti. A Ginevra dopo più di 20 anni di lotte alla terza iniziativa il popolo ha accettatto di concedere il diritto di voto a livello municipale agli stranieri con più di 8 anni di residenza. Questo nuovo diritto non ha provocato nessun sconvolgimento degli equilibri politici nei vari comuni ed è ora entrato nella piena normalità delle cose. In altri cantoni questo diritto esiste già da parecchi anni (Neuchâtel, Jura). Malgrado la sconfitta subita a Basilea ultimamente, dobbiamo continuare a militare a fianco dei partiti, sindacati e associazioni svizzere in favore del riconoscimento del diritto di voto per gli stranieri residenti.
Penso che in quanto emigrati, avendo vissuto questo tipo di esperienza, dovremmo avere una voce in capitolo particolare. Penso che dovremmo coinvolgere gli altri circoli del PD in Europa per aumentarne la nostra forza propositiva.
Sarebbe altresi opportuno sapere in quanti e in quali Paesi europei questo diritto esiste ricordando che il Consiglio d’Europa già nel 1997 ha promulgato una direttiva sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale che và in tale direzione.
Un caro saluto a tutte e tutti.
Alfiero Nicolini
Segretario PD-Ginevra
14.10.2010
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