Conferenza del Sen. Ignazio MARINO a Ginevra

18 giugno 2010 Uni-Mail

“Testamento biologico: diritto alla salute e libertà di cura”

Su invito del Comites di Ginevra congiuntamente all’Institut d’Histoire de la Médecine dell’Università di Ginevra patrocinati dal Consolato Generale d’Italia a Ginevra, il Sen. del Partito Democratico Ignazio Marino ha tenuto un’appasssionante conferenza su di un tema di assoluto interesse etico e civile.

Prendendo spunto dalla sua personale esperienza di chirurgo di fama internazionale specializzato nel trapianto di organi, il Sen. Marino ha fatto riferimento a percorsi di vita e di morte di alcuni suoi pazienti che hanno contribuito a formare le sue convinzioni di cui si è fatto promotore nelle aule parlamentari questi ultimi anni. Parte della sua formazione e della ricerca scientifica è maturata negli ospedali degli Stati Uniti, dove ha vissuto per diciotto anni. Il suo vissuto e la straordinaria umanità con la quale ha descritto alcuni casi ha sicuramente commosso molti presenti.

Parlando del testamento biologico il Senatore ha fatto riferimento all’Art. 32 della Costitizione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività……Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Nella genesi di questo articolo, il dibattito dei padri costituenti fu lungimirante e prevenì l’ausilio della scienza per il trattamento dei malati terminali.

L’allora trentenne Aldo Moro, vicepresidente della Democrazia Cristiana, che nel 1947 nell’ambito dell’Assemblea Costituente a proposito del principio di autonomia di ogni persona davanti alla morte ebbe a dire: “….la scelta di un ammalato sulla fine della vita costituisce un problema di libertà individuale che non può non essere garantito per legge, quello cioè di affermare che non posssono essere imposte obbligatoriamente ai cittadini pratiche sanitarie”.

In altre parole, la morte è un fatto personale, lo Stato deve restare straniero alla persona, deve limatarsi ad occuparsi del cittadino!

Perfino lo stesso Papa Paolo VI in una lettera inviata ai partecipanti al congresso dei medici cattolici nel 1970 scrisse: “…..In molti casi non sarebbe forse un’inutile tortura la rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso il dovere del medico è di impegnarsi ad alleviare la sofferenza, invece di voler prolungare il più a lungo possibile una vita che non è più pienamente umana….”

Malgrado queste autorevolissime referenze, l’uso prettamente politico a fine elettoralistico di queste questioni, ha determinato una situazione nella quale un clima deplorevole di scontro ideologico impedisce certi politici, che si sentono obbligati all’obbedienza di una parte della gerarchia cattolica attuale, di ragionare serenamente facendo valere il semplice buon senso.

Delicatissime questioni come la vita e la morte che toccano profondamente le coscienze e che si situano ben al di sopra della politica, dovrebbero essere trattate con molta più serenità nel rispetto delle fedi religiose ma allo stesso tempo dell’inaglienabile diritto della libertà individuale di decidere.

Il caso di Eluana Englaro è purtroppo emblematico di come in Italia certa politica abbia vergognosamente oltrepassato ogni limite di decenza.

Il Sen. Marino ha confessato la sua grande amarezza quando alcuni suoi colleghi Senatori del centro-destra apprendendo la morte di Eluana Englaro l’abbiano apostrofato, assieme al gruppo del Partito Democratico, con inaudita ferocia accusandoli di omicidio colposo, accusando altresi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano d’essere stato complice di tale omicidio per aver rifiutato di firmare il decreto del governo che avrebbe impedito la fine delle sofferenze di Eluana e della sua famiglia.

Rispondendo alle numerose domande il Sen. Marino ha espresso tutte le  sue garndi perplessità affermando, che purtroppo, è in questo clima detestabile, intriso di ipocrisia e di calcoli politici meschini, che la Camera dei Deputati sarà chiamata a pronunciarsi sul progetto di legge del cosidetto Testamento Biologico.

Se il testo già approvato dal Senato dovesse esssere votato tale quale dai Deputati, di fatto i cittadini italiani, e tantomeno i loro famigliari, non potranno decidere autonomamente del loro fine vita.

Si impedirà così all’Italia di far parte delle nazioni civili (praticamente tutte le grandi democrazie), che si sono dotate di una legge che garantisce le libertà individuali di ogni persona. Sarà lo Stato a decidere per noi!

In tale ipotesi il Sen. Ignazio Marino ha indicato la possibilità di lanciare un referendum abrogativo il quale avrebbe ragionevoli speranze di successo posto che un sondaggio condotto dall’Ipso nell’aprile 2009 indicava che: “3 italiani su 4 auspicano la possibilità di richiedere liberamente, nel testamento biologico, l’interuzzione delle cure qualora si trovassero in situazione di coma irreversibile”.

Alla fine della conferenza il Sen. Marino ha autografato ai numerosi acquirenti il libro da lui scritto “NELLE TUE MANI:  medicina, fede, etica e diritti”

 Alfiero Nicolini
Segretario PD-Ginevra